27 dicembre 2018

Involtini di cavolfiore e formaggio - Cauliflower cheese rolls


Un'idea sfiziosa, facile, quasi veloce, facilmente riscaldabile, per far piacere il cavolfiore anche a chi in genere lo detesta :-))
E ci si potrebbe sbizzarrire usando ogni volta uno diverso: bianco, verde, arancio o viola. L'involucro croccante di pasta fillo renderà questi involtini ancora più goduriosi e la nota speziata e semosa li renderanno irresistibili.
E in questo articolo dell'MTChallenge altri suggerimenti dolci e salati per finire golosamente questo ormai vecchio anno e iniziare alla grande il nuovo! Auguri golosi a tutti!


cauliflower cheese rolls


Ingredienti:
(per 10 involtini piccoli o 5 grandi)

un quarto di cavolfiore
100 ml di latte
1 cucchiaio di farina
80 g più 1 cucchiaio di burro
25 g di formaggio Cheddar, grattugiato
25 g di Parmigiano, grattugiato
10 fogli di pasta fillo
1 cucchiaio di Za'atar *
mezzo cucchiaino di semi di sesamo


* lo Za'atar è una mistura di spezie, originaria del Medio Oriente, tradizionalmente composta da timo, sesamo e sale, ma la cui composizione può anche prevedere origano, cumino, semi di finocchio, santoreggia, maggiorana, sommacco, issopo. Come per molte miscele orientali di spezie, ogni famiglia ha la sua ricetta.

Tritare finemente il cavolfiore in un robot fino a farlo diventare delle dimensioni di chicchi di riso. Coprire con pellicola morbida e passare al microonde per 5 minuti, o finché diventa tenero, dando una mescolata a metà cottura (in alternativa, saltarlo velocemente in padella antiaderente con un filo di olio). In una casseruola versare il latte ed unire la farina e un cucchiaio di burro; amalgamare con una frusta e portare lentamente a ebollizione, mescolando sempre, fino a quando si trasforma in una crema liscia e spessa.
Unire il cavolfiore cotto, i formaggi ed amalgamare; lasciare poi raffreddare. Una volta freddo, trasferire il composto in una tasca da pasticceria o in una busta per alimenti.
Scaldare il forno a 200° statico o 180° ventilato e rivestire una teglia con carta da forno. Aprire la pasta fillo e ritagliare tre strisce larghe circa, tagliando tutti i fogli contemporaneamente.
Prendere 3 strisce alla volta, mantenendo le restanti coperte. Sciogliere il burro rimasto ed usarlo per pennellare leggermente le strisce di pasta. Piegare le strisce a metà per il lato lungo e pennellare nuovamente con il burro fuso. Farcire con un cucchiaio di cavolfiore, piegare le estremità corte verso l'interno del rotolo e arrotolare senza stringere troppo a formare un sigaro. Pennellare ancora col burro la parte finale di pasta fillo per sigillare l'involtino.
Proseguire formando tutti gli involtini, disporli sulla teglia ben distanziati, pennellare con il burro e cospargere sopra un po' di za'atar e semi di sesamo. Cuocere per 15/18 minuti fino a quando diventano dorati e croccanti. Servire caldi.

Buoni, buonissimi... anche se ho dimenticato di mettere i semi di sesamo :-))


Cauliflower Cheese Rolls

You need:

1⁄4 cauliflower
100 ml milk
1 tbsp plain flour
80 g plus 1 tbsp butter
25 g Cheddar, grated
25 g Parmesan (or vegetarian alternative), grated
10 sheets filo pastry
1 tsp za’atar
1⁄2 tsp sesame seeds

Chop or blitz the cauliflower into rice-sized pieces. Cover loosely and microwave for 5 mins, or until tender, stirring halfway. Pour the milk into a saucepan with the plain flour and 1tbsp butter. Whisk together and slowly bring to the boil, mixing all the time, until smooth and thick. Mix in the cooked cauliflower, Cheddar and Parmesan, then season. Leave to cool in the pan. Once cold, transfer to a piping bag or food bag and chill.
Heat oven to 200C/180° fan/gas 6. Line a baking sheet with baking parchment. Unfold the pastry sheets and slice into three pieces widthways, cutting through all the sheets at once. Take out three strips and keep the rest covered.
Melt the remaining butter, then use to lightly brush the pastry strips. Fold the strips in half lengthways, then brush again with the melted butter. Pipe or spread 1 tbsp of the cauliflower mixture onto the buttered pastry strips. Fold the short ends in, then loosely roll to form a cigar. Brush the end with a little butter to help seal in place. Place on the baking sheet, spacing them a little apart, then repeat with the remaining pastry strips. Brush the tops with butter, then sprinkle with the za’atar and sesame seeds. Bake for 15-18 mins until golden and crisp. Serve warm.

20 dicembre 2018

Battenberg Cake


Davvero, siamo agli sgoccioli di questa grande raccolta del Menù Lib(e)ro, pensato e ideato da Marta e Aiu', che ci ha accompagnato in questi ultimi mesi (da maggio, per l'esattezza) offrendoci una carrellata di idee per presentare un menù ricco e corposo ai nostri ospiti, tutte prese dai libri più o meno conosciuti della grande biblioteca mondiale dedicata alla cucina, spaziando dalle pubblicazioni più recenti a quelle più vintage e capisaldi della tradizione culinaria.
Lynne è stata la nostra ospite per la sezione dedicata a Torte e semifreddi, accogliendoci alla sua tavola con un'invitante e golosa Torta austriaca alle prugne (Zwetschencuchen) e personalmente ho voluto omaggiarla con un'altrettanto golosa torta d'Oltremanica, perfetta per un classico Afternoon Tea o in qualsiasi momento si abbia voglia di qualcosa di particolare da addolcirci la giornata. E' composta da un impasto morbido, una genoise, diviso in due prima della cottura e una parte colorata a contrasto; una volta cotto si ridivide e si compone il dolce alternando i colori, in modo da formare una scacchiera, usando come collante della confettura di albicocche. Si ricopre poi di marzapane (facile da fare in casa) e si lascia compattare in frigorifero. 
E' ormai tradizione consolidata far risalire la sua creazione al 1884, per celebrare le nozze della nipote della regina Vittoria con il principe tedesco Luigi di Battenburg, da qui il nome, e che le 4 sezioni della torta rappresentassero in origine i quattro principi di Battenburg: lo stesso Luigi e isuoi fratelli Alexander, Franz-Joseph e Henry.
Ma facendo una ricerca più approfondita su internet, ho trovato un articolo pubblicato da Ivan Day nel 2011 che pone dei dubbi su questa origine. Ne riporto fedele traduzione (e sulla sua pagina originale potrete trovare anche le relative immagni):


Ci sono molte storie su questa famosa torta inglese, composta da strati alternati di pasta genovese colorati e racchiusi in una copertura di pasta di mandorle. Nella sezione trasversale sembra il disegno di una finestra di un bambino, che è senza dubbio il motivo per cui è nota nel nord dell'Inghilterra come Torta della finestra della cappella (Chapel Window Cake). La storia più comunemente tramandata sulla torta si riferisce alla sua presunta origine: pare, infatti, sia stata creata per celebrare il matrimonio (nel 1884) del principe Luigi di Battenburg con la nipote della regina Vittoria, la principessa Vittoria. Questa spiegherebbe il perchè delle quattro sezioni della torta, a rappresentare in origine i quattro principi di Battenburg: lo stesso Luigi ei suoi fratelli Alexander, Franz-Joseph e Henry. L'unico problema di questa storia è che le prime ricette apparse di questa torta erano a 9 quadrati e non a 4 come si trovano nelle versioni moderne.
La prima ricetta da me ritrovata con sezioni colorate è stata pubblicata da Frederick Vine nel 1898 nel suo meraviglioso libro Salable Shop Goods. Vine era uno dei panettieri e pasticceri più eminenti del suo tempo; non solo era l'autore di numerosi libri, ma era anche l'editore della rivista specializzata The British Baker. Nella sua ricetta dice chiaramente di creare una torta con nove sezioni, alternativamente colorate di rosso e bianco, riportandone il diagramma. La stessa immagine della torta finita apparve solo quattordici anni dopo il matrimonio di Louis e Victoria, pubblicata dal fornaio più rispettato di Londra. Se Frederick Vine non sapeva che aspetto avesse una Battenburg Cake, allora chi lo sapeva? Alcuni altri in realtà. Nei primi anni del XX secolo, un certo numero di professionisti pubblicarono ricette ed illustrazioni in sintonia con quelle di Vine. Ad esempio, la ricetta di T. Percy Lewis e A. G. Bromley nel The Book of Cakes (Londra, 1903) è composta da nove riquadri, come si evince dalla loro dettagliata illustrazione a colori. Non sono stato capace di trovare nessuna prova contemporanea di questo dolce a conferma che sia stato inventato proprio per onorare il matrimonio reale del 1884; questo fatto potrebbe essere vero e molto probabilmente la tradizione si basa su una memoria popolare, ma non sembra essere stata tramandata in nessun documento scritto. Né ci sono resoconti effettivi che colleghino il numero delle sezioni con i principi di Battenburg, a meno che, ovviamente, non ce ne fossero altri 5 di cui non sappiamo nulla. Forse Louis aveva altri fratelli di cui suo padre preferiva mantenere il segreto e non proferire parola! La storia dei quattro pannelli e dei principi sembra essere emersa abbastanza di recente ed è descritta su Wikipedia senza alcuna citazione della sua fonte: se qualcuno è a conoscenza della documentazione iniziale che collega questa torta al matrimonio di Battenburg, sarei felice e perennemente grato di una libera condivisione. Nel 1923, la torta di Battenburg era ancora realizzata con nove riquadri, come testimonia la fotografia pubblicata sul libro The Ship's Baker di Richard Bond, un altro eroe
dimenticato della gastronomia britannica che si specializzò in libri sulla cucina di mare.
Una Battenburg Cake ben fatta è una sfida tecnica per ogni fornaio e si può facilmente intuire perché sia stata scelta come prova di abilità per i concorrenti di The Great British Bake Off. In passato, il compito di costruire uno di questi dolci veniva spesso affidato a fornai e pasticceri apprendisti per testare la loro abilità e i risultati venivano spesso esposti.  In un'edizione del libro di Vine (forse del 1936), si può vedere quali tipi di Battenburg Cake venissero confezionate negli anni Trenta. Nell'immagine riportata, le torte di Battenburg sono quelle a sinistra e a destra. Sono gli anni Trenta e il numero di pannelli si è moltiplicato da 9 a 25: l'Art Deco sembrava fuori di testa! Forse i panettieri dell'epoca non stavano solo onorando i fratelli di Sua Altezza Serenissima (compresi quelli illegittimi), ma anche tutti i suoi nipoti e pronipoti! Quanti ne aveva?
Torniamo alla spinosa domanda: quando la Battenburg Cake diventò a 4 pannelli? Non ne sono sicuro, ma è possibile che si risalga a quando iniziarono ad essere prodotte da panificatori industriali come Lyons, che per quanto ne so iniziò a commercializzarli in serie prima della Seconda Guerra Mondiale. Suppongo che fare una torta a 4 riquadri sia molto più facile da realizzare (anche in scala industriale) rispetto a una con 9. Allora, da dove viene la storia dei quattro principi di Battenburg? Beh, molto probabilmente farà parte delle innumerevoli leggende tramandate riguardo i nostri cibi tradizionali.
Se c'è un eroe in questa storia, è Frederick Vine. Questo scrittore dimenticato di cibo britannico, di cui me ne occupo ampiamente sul mio blog, è stato l'autore di un altro libro
: Cakes and How to Make Them (Torte e come realizzarle). Sfortunatamente nessuna delle edizioni di questo libro è datata, anche se alcune note fanno presupporre una pubblicazione dell'anno precedente a quella di Salable Shop Goods, probabilmente verso il 1890. Se questo è corretto, e sono necessarie ulteriori ricerche per confermarlo, questo libro contiene proprio la prima vera ricetta della Battenburg Cake. Tuttavia, è un dolce completamente diverso dalla torta che ora porta questo nome. La precedente Battenburg Cake di Vine è in realtà una semplice torta alla frutta cotta in uno stampo da plum-cake (segue ricetta per chi avesse voglia di provarla).
Da notare che Vine, il cui pseudonimo era Compton Dene, ci dice che "queste torte si vendono bene ovunque vengano mostrate". Ciò indicherebbe che la Battenburg Cake fu un arrivo abbastanza recente nella pasticceria nei primi anni dopo il 1890. La coppia reale si sposò solo sei anni prima che la ricetta fosse stampata; quindi forse questa precedente
torta ha più pretese di essere la torta celebrativa originale piuttosta di quella che noi conosciamo a più colori. Vine era al culmine della sua carriera al momento del matrimonio; se fosse vivo ora, sono sicuro che sarebbe in grado di dirci perché una torta di frutta deliziosa ma anonima sia stata sostituita da una più appariscente ma anche più stucchevole in neanche sei anni.
Bene, suppongo che la morale di questa storia sia quella di non limitarsi a credere a tutto ciò che ci propinano in tv o su Wikipedia. Per quelli che sono più interessati alla vera realtà piuttosto che alla finzione, ecco la firma e l'etichetta originale di Frederick Vine, tratti dalla copia di Gastronomic Regenerator di Alexis Soyer, che ora fa bella mostra di sè nella mia biblioteca. È un bene prezioso. Sicuramente avrete notato che ho sempre scritto Battenburg con una "u", piuttosto che Battenberg, che sembra essere un'evoluzione lessicale contemporanea. Bene, ho seguito anche il signor Vine in questa faccenda, perché penso che dovrebbe essere proprio lui ad avere l'ultima parola.

Dopo questo mio scritto, ho trovato altre notizie interessanti riguardo questa torta, scrivendone ulteriormente in questo articolo (Buttenberg Cake Revisited, or Neapolitan Roll Rediscovered) e in seguito anche in quest'altro (Butternburg Cake History Again!).

Per voi, la traduzione di questi ultimi 2 articoli in un prossimo futuro :-))
Al momento, godiamoci una fetta di questa torta così scenografica (ma anche buona, a piccole dosi, ve lo assicuro!)


battenberg cake


Ingredienti:
175 g di burro morbido

175 g di zucchero super fino

175 g di farina 00 autolievitante, setacciata

3 uova grandi, sbattute

pizzico di sale
colorante rosso per alimenti

mezzo cucchiaino di acqua di rose

mezzo cucchiaino di acqua di fiori di arancio (o estratto di mandorla)

90 g di marmellata di albicocche

450 g di marzapane *

zucchero

uno stampo 20x20 oppure 2 stampi 10x20

* Marzapane: 320 g farina di mandorle-180 g zucchero a velo
-90 g di confettura di albicocche
Frullare la farina di mandorle, lo zucchero a velo e la marmellata fino ad ottenere un composto omogeneo.


battenberg cake



Imburrare uno stampo 20 x 20 cm. Dividerlo a metà con una parete formata da un cartoncino rivestito di alluminio. Rivestire lo stampo con carta forno, fermandola con un pochino di burro sul fondo e sulla parete dello stampo e facendo attenzione a ricoprire anche la parete divisoria di alluminio.
Oppure rivestire i 2 stampi rettangolari con carta forno, fermandola con un pochino di burro sul fondo e sulle pareti degli stampi.

Lavorare il burro con lo zucchero con una frusta fino ad avere una crema liscia ed omogenea. Unire le uova a filo, poco alla volta, sempre mescolando con la frusta.
Aggiungere poi la farina, un cucchiaio alla volta, fino ad esaurimento. Se il composto fosse troppo duro aggiungere un paio di cucchiai di latte.

Dividere il composto in due parti uguali: unire in una il colorante necessario per avere un impasto rosa e l’acqua di rose, amalgamando bene; nell’altra aggiungere l’acqua di fiori di arancio o l’estratto di mandorla.
Versare delicatamente i due impasti nelle due metà dello stampo (o ognuna in uno stampo rettangolare) e livellare. Infornare a 180/190° per 20 minuti. Fare la prova stecchino per riconoscere la corretta cottura.


facendo battenberg cake


Lasciare raffreddare completamente, estrarre dallo stampo, avvolgere nella pellicola e trasferire in frigo a rassodare.
Pareggiare i lati delle torta in modo da ottenere due parallelepipedi perfetti. Sovrapporre la torta bianca su quella rosa e pareggiare i lati; tagliare poi le torte nel senso della lunghezza per ottenere 4 parallelepipedi uguali.
Preparare la confettura di albicocche: fare raggiungere il bollore alla confetturain un pentolino, spegnere e passate al setaccio e lasciare raffreddare.
Spennellare abbondantemente con la confettura la superficie di un blocco bianco e di un blocco rosa e accostarli. Sovrapporre altri due blocchi facendo attenzione ad alternare il colore per ottenere così la classica scacchiera di questa torta. Spennellare tutta la superficie esterna della torta, per far aderire poi la copertura, e riporre in frigo.
Trasferire il marzapane tra due fogli di carta forno e stenderlo con un matterello fino ad uno spessore di pochi millimetri. Ricoprire la torta e pareggiare i lati in modo da renderli regolari.
Riporre la torta in frigo per almeno mezz’ora o fino al momento di servire.


battenberg cake



Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
Info su come partecipare qui, pagina FB con tutte le ricette pubblicate qui.

1 dicembre 2018

Gelato alla Robiola, miele e pere


Ancora poche settimane per completare il Menù pensato e ideato da Marta e Aiu'che sono state capaci di coinvolgere vecchie e nuove conoscenze in questo nuovo progetto: un altro gioco e un'altra scusa per provare nuove ricette e condividerle insieme, ricette rigorosamente prese dagli innumerevoli libri di cucina che affollano le nostre librerie di casa.
Questa quart'ultima portata è dedicata ai Dolci al cucchiaio e gelati: la nostra hostess Haalo ci ha accolto con un sorprendente gelato alle nocciole di Giorgio Locatelli, uno dei miei chef preferiti che spero di aver l'occasione di assaggiare nel mio prossimo imminente ritorno a Londra.

La mia scelta non poteva che ricadere su un libro solo, che mi rende celebre ed orgogliosa addirittura in copertina, dove fa bella mostra di sè un pallinatore da gelato vintage, trovato quasi per caso e con gran fortuna nelle mie scorribande per mercatini francesi, sempre così generosi e divertenti!


gelato robiola miele pere

Ingredienti:

100 g di Robiola
300 g di pere Williams
2 g di farina di semi di carrube
500 g di latte fresco intero
100 g di miele (di acacia)

Tagliare le pere a pezzetti, unire la Robiola e il miele e frullare tutto.
Nel frattempo, mettere il latte sul fuoco e farlo scaldare; unire la farina di carrube al latte.
Quando gli altri ingredienti sono ben miscelati tra loro, aggiungerli al latte e aspettare che la temperatura arrivi a 85°, mescolando di tanto in tanto.
Far raffreddare la miscela velocemente prima di versarla nella gelatiera.

Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
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27 novembre 2018

Gingerbread Gin - Gin speziato per il Club del 27


E finalmente torno a produrre per il Club del 27, dove, ahimè, mancavo da un bel po'. Ma l'appuntamento con un Calendario dell'Avvento coi fiocchi non potevo lasciarmelo scappare... soprattutto dopo aver getttato  uno sguardo veloce alle ricette e aver individuato subito la mia preferita... hic, forse son già un pochino brilla dopo qualche assaggio di dovere :-)))
Questo Gin sarà perfetto nelle lunghe serate invernali, sorseggiandolo davanti al camino, soli o in buona compagnia; sarà pure un'ottima base per vivaci cocktail natalizi, abbinato ad un buon Cava spagnolo o al nostro italianissimo fantastico Prosecco!



gingerbread gin-gin speziato


Versare una bottiglia di gin da 70 cl in un vaso con coperchio e aggiungere 150 g di zucchero Demerara, 100 g di radice di zenzero affettata (con buccia), 8 chiodi di garofano interi, 3 bastoncini di cannella spezzettati grossolanamente e mezza noce moscata grattugiata. Mescolare bene, chiudere e lasciare in infusione per 3-4 giorni, mescolando o agitando il vaso ogni giorno. Una volta raggiunto il grado di speziatura desiderata e lo zucchero risulta completamente sciolto, filtrare attraverso un setaccio rivestito di mussola e versare in bottiglie sterilizzate. 
Servire come liquore riscaldante o utilizzare come base per un Cocktail frizzante di Panpepato, rabboccando con Cava o Prosecco freddo.


Gingerbread Gin

gingerbread gin-gin speziato


Tip a 70 cl bottle of gin into a lidded container and add 150 g golden caster or demerara sugar, 100g root ginger, sliced (no need to peel), 8 whole cloves, 3 cinnamon sticks, roughly broken up, and grate in ½ a nutmeg. Stir well, cover and leave to infuse for 3-4 days, stirring or shaking every day. Once it reaches your desired spiciness (and the sugar has dissolved), strain through a muslin-lined sieve and pour into sterilised bottles. 
Serve as a warming liqueur, or use as the base for a Gingerbread Fizz cocktail, topping it up with chilled Cava or Prosecco.



Buon Calendario dell'Avvento!


Qui troverete tutte le sorprese, giorno dopo giorno.

14 novembre 2018

Tajine di frutti passiti con glassa al miele


Siamo alla frutta!
Ma non in senso sconsolato, tutt'altro :-))

Siamo arrivati al 14esimo appuntamento della raccolta del Menu Lib(e)ro, nata da un'idea di Marta, con la progettazione di Aiu' e un'entusiasmante partecipazione delle nostre amiche + 1: ancora insieme per un altro progetto, un altro gioco, un'altra scusa per provare e condividere nuove ricette, tutte prese dai libri delle nostre libreria culinarie.
E questa nuova portata è dedicata appunto a Fantasia di frutta e ci accoglie alla sua tavola Resy, offrendoci le sue deliziose e dolcissime Mele meringate al forno.
Per me una ricetta semplice ma di grande impatto scenografico, presa dal libro che Bruno Barbieri dedica ai Tajine, questi bellissimi contenitori in terracotta usati dalle popolazioni nordafricane per le loro pietanze.
Tajine è un termine di origine berbera e farebbe riferimento a una pietanza di carne in umido, tipica della cucina nordafricana (in particolare marocchina) che prende il nome dal caratteristico piatto in cui viene cotto.
Il piatto tradizionalmente è fatto interamente di terracotta, spesso smaltata o decorata, ed è composto da due parti: una parte inferiore piatta e circolare con i bordi bassi, ed una parte conica superiore che viene appoggiata sul piatto durante la cottura (una derivazione della lekanis greca).
La forma del coperchio è pensata per facilitare il ritorno della condensa verso il basso e presenta sulla sommità un pomello che ne facilita la presa. La parte inferiore viene usata per servire il piatto in tavola.
Il tajine viene tradizionalmente cotto sulle braci ardenti lasciando uno spazio adeguato tra i carboni e il tajine stesso per evitare che la temperatura aumenti troppo rapidamente. Vengono utilizzati grandi mattoni di carbone, soprattutto per la loro capacità di rimanere caldi per ore. Altri metodi prevedono l'uso di un tajine in forno o su un fornello a gas o elettrico, con il calore molto basso necessario a mantenere lo stufato a fuoco lento. Un diffusore do calore, un utensile circolare posto tra il tajine e la fiamma, viene solitamente utilizzato per distribuire uniformemente il calore. Di recente sono stati costruiti piatti con il fondo di metallo, in grado di sopportare le alte temperature e la fiamma dei moderni fornelli a gas. La cottura avviene comunque sempre a fuoco basso, lentamente, affinché la carne risulti tenera e aromatizzata.  Molti tajine in ceramica sono sia oggetti decorativi che recipienti di cottura funzionali; tuttavia alcuni sono destinati esclusivamente all'uso come piatti da portata decorativi (da wikipedia).


tajine frutti passiti con glassa al miele


Ingredienti per 4 persone:
8 albicocche secche
4 datteri Medjoul
4 fichi freschi
4 fette di ananas disidratata
1 pera William, non sbucciata e tagliata in quarti
1 pesca a pasta gialla, non sbucciata e tagliata a pezzi (omessa)
4 prugne rosse fresche
1 manciata di uva sultanina (jumbo)
3 cucchiai di miele millefiori
200 g di frutta secca mista
(noci, nocciole, pistacchi, pinoli e mandorle)
100 g di zucchero semolato
200 g di acqua
un pizzico di acido citrico
(acquistabile in farmacia)
fiori commestibili
(petali di rosa, gelsomino, sambuco)


tajine frutti passiti con glassa al miele


In una casseruola a fondo pesante unire l'acqua e lo zucchero e portare a ebollizione; spegnere la fiamma, far raffreddare lo sciroppo e versare i petali dei fiori, a piacere, conservandone alcuni per la guarnizione finale.
Lasciare macerare per 48 ore, filtrare e aggiungere un pizzico di acido citrico (evita il proliferare di muffe che potrebbero crearsi dopo un periodo di infusione con materiale vegetale).
Nella base del tajine, unire tutta la frutta, versare lo sciroppo preparato e il miele. Coprire con il coperchio e cuocere a fuoco dolcissimo per crca 6/7 minuti: la frutta dovrà risultare morbida e glassata.
Appena prima di servire guarnire la frutta con i petali dei fiori rimasti. Accompagnare, a piacere, con gelato alla vaniglia Bourbon.

Secondo me si potrebbe aromatizzare lo sciroppo con un liquore preferito, unendolo quando lo sciroppo è ancora caldo e dealcolizzandolo dandogli fuoco (con attenzione :-)).


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Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
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6 novembre 2018

Spinaci alla ricotta e noce moscata


Siamo quasi in dirittura d'arrivo con la raccolta di Menu Lib(e)ro, la novella antologia culinaria nata da un'idea di Marta, coadiuvata nella progettazione da Aiu', nel senso che si sono conclusi, con questo appuntamento, tutte le portate salate del nostro grande menù virtuale. Ci attenderanno poi abbinamenti più dolci e golosi, per concludere con Liquori e digestivi questa grande abbuffata gastronomica.
Capo brigata di questa ultima cordata salata questa volta un Lui, che ci accoglie con un classico della nostra cucina, tratto addirittura dal famoso Il Cucchiaio d'argento, le Carote glassate.

Il 6 ottobre di 20 anni fa usciva in tutte le librerie inglesi How to Eat, di Nigella Lawson, un libro e un modo di raccontare la cucina (britannica, ma non solo).
"Cooking is not just about joining the dots, following one recipe slavishly and then moving on to the next. In cooking, as in writing, you must please yourself to please others" scrive Nigella. E rincara la dose Nigel Slater, dichiarando: “If I could only keep one cookbook, this would be it. How To Eat suits the way I cook. It is as if Nigella is sitting on a stool next to me in the kitchen as I’m cooking ... With every page you know she loves this stuff, and she wants you to love it too. It’s a very, very special book for me. My own copy is falling apart.”

Strano (ma vero!), ho molti libri di Nigella ma questo mi manca: sarà mia premura procurarmelo al più presto, sicura che diventerà ben presto una reliquia gourmand :-)
Rendo onore a questa grande donna con una ricetta easy (come quasi la totalità delle sue) tratta da uno dei suoi ultimi libri, a me caro per la particolare dedica avuta in dono, ottenuta grazie alla tenace amorevole caparbietà di un'amica che riuscì ad accapparrarsi il posto in prima fila alla presentazione da Selfridges.

Come racconta la stessa Nigella, non è da sorprendersi se, ad occhi chiusi, parrà di mangiare i classici tortelloni ricotta spinaci :-)
Per lei sono il perfetto accompagnamento per una bistecca alla griglia o il pollo arrosto anche se, ammette, è difficile resistere ad intingere il cucchiaio in questa morbida quasi crema e gioirne di  continue cucchiaiate, semplicemente e golosamente come un piatto unico.



spinaci ricotta noce moscata


Per 2/3 persone:

300 g di spinacini
2 cucchiai di vino bianco secco
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
1 spicchio di aglio pelato
3 cucchiai di Parmigiano grattugiato
2 cucchiai di ricotta
2 uova sbattute
una noce di burro
sale e pepe
noce moscata

una piccola pirofila con capacità 700 ml

Accendere il forno a 200° e imburrare la pirofila.
In un wok o una padella larga soffriggere delicatamente lo spicchio di aglio leggermente schiacciato nell'olio; abbassare il fuoco e unire gli spinacini, mescolandoli finchè riducono di volume.
Alzare la fiamma e sfumare col vino, facendo evaporare la nota alcolica.
Togliere dal fuoco ed unire il Parmigiano e la ricotta, salare e pepare e dare una bella grattugiata di noce moscata. Eliminare l'aglio ed unire per ultimo le uova sbattute.
Versare nlla pirofila e cuocere per circa 10 minuti o finchè ben rassodato.
Lasciar riposare 5 minuti prima di servire.


Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
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25 ottobre 2018

Torta di patate, Champignons e Roquefort


Si sta concludendo il nostro viaggio gastronomico virtuale  per la raccolta di Menu Lib(e)ro, dedicata a ricette prese dai numerosi libri di cucina che invadono le nostre librerie. Per questo dodicesimo appuntamento gusteremo i Secondi piatti vegetariani; ci ospita Rosa Maria, che ci ha riunito alla sua tavola offrendoci un piatto a me sconosciuto, la Fruffela, una ricetta molisana della tradizione contadina, che ben si presta ad accogliere le prime giornate autunnali.

Ho scelto un piatto da un libro di Reine Sammut, chef stellata di Lourmarin (Provenza), che ho conosciuto qualche anno fa. Ho avuto il piacere di essere sua ospite, nella meravigliosa tenuta familiare, dove lavora anche il marito e una delle due figlie. In questo libro (che non potevo non comprare :-), Reine spiega e illustra i suoi corsi di cucina tenuti per anni ai numerosi ospiti. Qui una sua intera biografia, di seguito una breve presentazione:
 
Reine Sammut è una chef dal 1975. Nella sua cucina prepara piatti mediterranei che appassionano, sempre ispirata alla suocera, sua mentore, e ai suoi viaggi. La sua passione, la sua precisione e il suo impegno per la gastronomia francese le hanno fatto guadagnare una stella Michelin nel 1995. Ultimamente condivide un progetto con sua figlia, Nadia (affetta da celiachia), la Cuisine Libre (Cucina Libera). Cucinano con garbo e gusto senza glutine, proponendo deliziosi piatti gastronomici accessibili a tutti. Il suo obiettivo è semplice: chiunque, di qualsiasi età, classe sociale o background, deve essere in grado si condividere la stessa esperienza culinaria allo stesso tavolo.
Auberge la Fenière è il primo ristorante di spicco senza tracce di glutine, grazie alla sicurezza totale in cucina dove si utilizzano farine a base di riso, ceci, castagne e altri cereali o legumi secchi senza glutine. Arrivati alla Fenière a voi la scelta: il ristorante gastronomico con la sua cucina costellata di stelle di Reine Sammut o il più rilassato Bistrot La Cour de Ferme, che lavora a stretto contatto con i produttori locali, dalla "forchetta alla tavola" (aperta da aprile a ottobre).


torta patate champignons roquefort



Ingredienti:
1 Kg di patate
200 g di Roquefort
250 g di Champignons
3 scalogni tritati
2 spicchi di aglio, spremuti
2 cucchiai di prezzemolo tritato
3 cucchiai di mascarpone
1 uovo sbattuto
1 bicchiere di vino bianco secco
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
sale/pepe
500 g di pasta sfoglia
25 g di burro per lo stampo


Stendere la pasta sfoglia ad uno spessore fine e foderare uno stampo dai bordi alti precedentemente imburrato, lasciando sporgere la pasta oltre il bordo di 1 o 2 cm. Ritagliare un disco di pasta del diametro dello stampo per fare il coperchio della torta. Conservare il tutto in frigorifero mentre si prepara il ripieno.
Ripieno: sbucciare e lavare le patate, poi tagliarle a rondelle molto fini con una mandolina. Pulire i funghi e tagliarli a lamelle fini.
In una casseruola brasare nell'olio lo scalogno con l'aglio, unire i funghi e salare e pepare. Sfumare col vino e lasciarlo evaporare completamente.
Riprendere lo stampo con la pasta sfoglia e ricoprirlo con le patate arrivando ad uno spessore di 1 cm. Salare e pepare e ricoprire poi coi funghi brasati e, a seguire, il Roquefort a piccoli pezzi. Rifare un altro strato di patate poi ricoprire col disco di pasta precedentemente ritagliato. Passare un pennello inumidito con acqua sul bordo di pasta sporgente dallo stampo e ripiegarlo sul coperchio, premendo con le dita o i rebbi di una forchdetta per sigillarlo (oppure, se avanza pasta sfoglia, fare una treccia e disporla lungo il bordo, sigillandola sempre con acqua o uovo sbattuto). Fare un piccolo buco al centro della torta dove inserire un piccolo caminio di alluminio per far fuoriuscire il vapore in cottura. Pennellare tutta la torta con l'uovo sbattuto. 


facendo il camino



Infornare a 180° per circa un'ora o finchè ben dorata. Appena uscita dal forno, ritagliare delicatamente il coperchio di pasta, distribuire il mascarpone e il prezzemolo tritato, ricoprire di nuovo e rimettere in forno per altri 15 minuti affinchè il mascarpone sciolga e si distribuisca su tutte le patate.

Varianti:si può fare una versione dolce/salata, sostituendo i funghi con pere, saltandole prima in padella (a fette o cubetti) con un poco di burro.
Se la si vuole saporita (ma non più vegetariana), unire al composto qualche fetta di pancetta taglizzata e rosolata.


Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
Info su come partecipare qui, pagina FB con tutte le ricette pubblicate qui.

16 ottobre 2018

Angelica di Pan Brioche con pesto di semi di zucca e prezzemolo


It's World Bread Day!
E' la Giornata Mondiale del Pane!

http://cindystarblog.blogspot.com/2018/09/world-bread-day-giornata-mondiale-del.html
scroll down for English version

Come annunciato il mese scorso, Zorra ci  ha invitato anche quest'anno a partecipare al World Bread Day 2018, la Giornata Mondiale del Pane. E' dal 2006, quindi per per la tredicesima volta (!!), che Zorra si dedica a questo evento esortandoci a preparare un pane in questo giorno speciale. Ogni anno centinaia di blogger da ogni dove seguono questo invito; speriamo che la grande ola panificatrice si alzi anche quest'anno. 
C'è tempo fino alla mezzanotte di oggi per postare il proprio pane, tutte le info e il regolamento su come partecipare qui.

Anche quest'anno mi unisco a questo richiamo panoso e per l'occasione porto una Angelica di Pan Brioche farcita con un pesto di semi di zucca e prezzemolo; da un'idea di Giorgia Lagosti, fatta con un altro pesto in un suo corso sui Semi oleosi, ripresa poi da me con questo pesto in un corso dedicato ai Pani farciti.


angelica pan brioche con pesto


Per la pasta:
400 di farina (metà 0 e metà Manitoba)
15/18 g di lievito di birra *
100 g di acqua tiepida
 3 uova
150 g di burro morbido, a pezzetti
1 cucchiaio di malto d’orzo
 un pizzico abbondante di sale
latte per pennellare

Per il pesto:
1 mazzetto di prezzemolo
2 spicchi di aglio schiacciato, facoltativo
6 cucchiai di semi di zucca
80 g di Parmigiano Reggiano, a cubetti
8 cucchiai di olio extravergine di oliva
sale marino integrale
pepe macinato al momento

* si può dimezzare o ridurre al minimo la quantità di lievito utilizzata lasciando lievitare più a lungo l'impasto

Pesto: in una padella antiaderente tostare i semi di zucca senza aggiungere grassi. Frullare prezzemolo, aglio e Parmigiano con i semi, unendo l’olio a filo. Regolare di sale e pepe.


facendo angelica con pesto


Direttamente nel boccale della planetaria sciogliere il lievito nell’acqua con il malto. Unire le farine e gli altri ingredienti, tranne il burro, e lavorare finchè non si ottiene un primo impasto. Unire poi il burro, poco alla volta, e continuare ad impastare a lungo finchè ben amalgamato, liscio ed omogeneo, anche 20 minuti. Sistemare l’impasto in una ciotola unta d’olio e farlo lievitare fino al raddoppio coperto (circa un’ora e mezza).
Capovolgere poi la pasta sul piano di lavoro, sgonfiandola leggermente con le mani. Stenderla in un rettangolo, cospargerla con il pesto, arrotolarla dal lato lungo e dividerla in due pezzi, sempre dal lato lungo, con un coltello non seghettato, in modo da ottenere due semirotoli uguali. Separare le due metà e rivolgere la parte tagliata verso l’alto. Intrecciare sovrapponendole una con l’altra, sempre mantenendo le parti aperte verso l’alto.
Richiudere le estremità formando una ciambella, sistemare sulla teglia del forno rivestita di carta forno e lasciare lievitare ancora 30 minuti. Per evitare che mantenga una bella forma e non si spatasci troppo in larghezza, si può lasciare lievitare (e cuocere poi) in uno stampo rotondo, foderato sempre con carta forno.
Pennellare col latte ed infornare a 180° per circa 25/30 minuti.
Sfornare e lasciare raffreddare su una griglia. 


World Bread Day, October 16, 2018


#worldbreadday #worldbreadday2018
World Bread Day on Facebook



Recipe in English

brioche braid with pesto


For the dough:
200 flour all-purpose flour
200 g Manitoba flour
15/18 g fresh yeast *
100 g warm water
3 free-range eggs
150 g soft butter, diced
1 tbs barley malt
a pinch of salt
milk for brushing


For Pesto:
1 bunch parsley
2 cloves crushed garlic, optional
6 tbs pumpkin seeds
80 g Parmesan, diced
8 tbs extra virgin olive oil
salt
fresh ground pepper


* the amount of yeast can be halved or reduced to minimum if you leave the dough to rise longer


Pesto: toast the pumpkin seeds in a non-stick pan without adding any fat. Blend parsley, garlic and Parmesan with the seeds, addinge oil little by little. Season with salt and pepper.


facendo angelica con pesto


Dissolve yeast in water with the malt in the bowl of your stand mixer. Combine flours and other ingredients, except the butter, and work until a first dough is done. Then add the butter, a little at a time, and continue to knead for a long time until well amalgamated, smooth and homogeneous, even 20 minutes. Place the dough into a greased bowl, cover with a lid or clinging film and let it rise until doubled (about an hour and a half).
Then transfer the dough onto the board and lightly deflate it with your hands. Roll it out into a rectangle, sprinkle with the pesto, roll it up starting from the long side and then divide it into two pieces, still in the long side, with a sharped knife, in order to have two equal half-rolls. Separate the two halves and turn the cut sides upwards. Start making a braid, overlapping one piece with the other, always keeping the parts open upward.
Close the ends shaping into a donut, place on the oven tray lined with parchment paper and leave to rise again for 30 minutes. For a better shape while leavening and baking, you can transfer the bread to rise (and then bake) into a round cake mold, lined with parchment paper.
Brush with milk and bake at 180° for about 25/30 minutes.
Remove from oven and allow to cool on a grill.

11 ottobre 2018

Saltimbocca alla Romana


E siamo già arrivate all'undicesimo appuntamento col Menu Lib(e)ro, la nuova raccolta dedicata a ricette interamente prese dai numerosi libri di cucina che invadono le nostre librerie, dedicato questa volta ai Secondi piatti di terra. Nostra Chef ospitante è Teresa, che ci ha riunito alla sua tavola offrendoci un profumato Spezzatino di manzo con verdure preparato per l'occasione nella Slow-cooker.
Elena Fabrizi (all'anagrafe Fabbrizi), detta Lella Fabrizi e anche Sora Lella (Roma, 17 giugno 1915 – Roma, 9 agosto 1993) è stata un'attrice e cuoca italiana. Ultima di sei fratelli, il maggiore dei quali era l'attore Aldo Fabrizi, prima di dedicarsi al cinema svolse l'attività di ristoratrice a Roma, dove aprì una trattoria in Campo de' Fiori e poi un altro ristorante gestito assieme al marito e al figlio, Aldo Trabalza, sull'Isola Tiberina e chiamato Sora Lella, poi gestito dai suoi tre nipoti, figli di Aldo (da Wikipedia).

Chi non ricorda la cara e simpatica Sora Lella? Quasi un'istituzione per la città di Roma, tanto attrice  che cuoca de core
Ancora in tempi non sospetti, era il 1992, uscì una collana di libri suoi, 20 volumi dedicati ognuno ad una determinata categoria di piatti; mia madre li comprò tutti e me li regalò, quasi uno sprone a dedicare più tempo e serietà alla cucina. Sono libretti facili da consultare, un pochino vintage nell'impaginazione e nelle foto, ma precisi nelle spiegazioni con foto step-by-step delle ricette e prodighi di consigli e suggerimenti personali della Sora Lella per la buona riuscita del piatto.
Quasi un obbligo omaggiare l'autrice con una ricetta tipica della sua città, tanto semplice e veloce quanto sfiziosa e gustosa.


saltimbocca alla romana


Ingredienti per 4 persone:
500 g di fesa di vitello, a fette fini
120 g di prosciutto crudo, a fette fini
50 g di burro
una dozzina di foglie di salvia
mezzo bicchiere di vino bianco secco
sale/pepe

Tagliare le fette di fesa a pezzetti grandi poco più di un boccone e apppiattire ciascun pezzo con un batticarne, proteggendolo con carta forno.
Cospargere ognuno con poco sale e abbondante pepe macinato fresco; poi disporre su ciascuno un pezzetto di prosciutto e una foglia di salvia, infilzando uno stecchino di legno per tenere insieme il tris. La lunghezza del saltimbocca dovrebbe essere poco più di quella dello stecchino che lo deve infilzare e la larghezza circa due dita.
Trasferire i saltimbocca in una casseruola (grande abbastanza da contenerli tutti senza sovrapporli) con il burro fuso (aggiunto anche un fio di olio extravergine di oliva) e lasciarli cuocere a fuoco vivo un paio di minuti per parte. Irrorarli poi col vino e proseguire la cottura per 5/6 minuti, smuovendoli spesso. Togliere dal fuoco e sistemarli sul piatto da portata riscaldato. Diluire il fondo di cottura con un paio di cucchiai di acqua calda, far riprendere il bollore e versare sui saltimbocca; servire immediatamente.


libro sora lella


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
Info su come partecipare qui, pagina FB con tutte le ricette pubblicate qui.


Saltimbocca alla Romana


Saltimbocca litterally means jump into the mouth. And it refers to the size of these very small sort of steaks that you pick up from the plate and get quickly into your mouth in one bite as it was a jump from the plate to the mouth :-))
They originate from Rome and Lazio region.


Serving 4/6:
400 g veal brisket, finely sliced
120 g Prosciutto crudo, finely sliced 
50 g butter
extravirgin olive oil
a dozen sage leaves
half a glass of dry white wine
salt and pepper


Cut the slices of veal into small pieces and flatten each piece with a meat tenderizer, protecting it with parchment paper.

Sprinkle each with a little salt and ground pepper; then place a piece of ham and a sage leaf on each one, sticking a wooden toothpick to hold the trio together. The length of the saltimbocca should be just a little more than the toothpick and the width about two fingers.

Transfer the saltimbocca to a pan (large enough to contain them all without overlapping them) with the melted butter and a drizzle of extra virgin olive oil and let roast at high heat for a couple of minutes on each side. Then sprinkle with wine and continue cooking for 5 minutes, stirring frequently. Remove from heat and place on a heated serving plate. Dilute the cooking sauce with a couple of tablespoons of hot water, let boil again and pour over the saltimbocca; serve immediately. 

27 settembre 2018

Triglie alla livornese


Da un'idea di Marta, una progettazione di Aiu' e un'entusiasmante partecipazione delle nostre amiche + 1eccoci ancora assieme per un altro progetto, un altro gioco, un'altra scusa per provare e condividere nuove ricette, prese dai libri della nostra libreria culinaria.
Siamo arrivate già al decimo appuntamento, questa volta dedicatro ai Secondi piatti di mare, capitanati da Carla che ci ha accolto nella sua cucina con un succulento piatto di Medaglioni di rana pescatrice al bacon e salsa al Porto.
La mia mezza anima toscana non poteva esimersi dal proporre una ricetta di questa regione. Tanto più che sono ormai quasi vent'anni che tascorro gran parte delle vacanze estive nel loro bel mare; inoltre, avendo figli pescatori, qualche bella triglia riescono a portare a casa ogni tanto :-))
Dalle stesse parole di Giulia: un piatto povero, alsolito, ma con uno dei sughi più saporiti che riuscite ad immaginare. Basta il profumo per far spalancare lo stomaco. Non lesinate di pane che, per questo piatto, è fondamentale.



triglie alla livornese


Ingredienti:

8 triglie di circa 100 g l'una
olio extravergine di oliva
un ciuffetto di prezzemolo
2 spicchi di aglio
500 g di pomodori pelati passati
sale
peperoncino
pane fresco


Lavare le triglie, squamarle ed eliminare le interiora e le branchie; risciacquarle ed asciugarle.
Spremere l'aglio e tritare il prezzemolo; trasferirli in una padella con un bel giro di olio e accendere la fiamma. Far soffriggere un attimo poi unire la salsa di pomodoro, regolare di sale e peperoncino a piacere e lasciare cuocere una decina di minuti a fuoco basso, in modo che la salsa si insaporisca.Unire anche le triglie, sistemandole per benino una vicino all'altra.
Cuocere a fuoco basso per una decina di minuti, senza girarle; basterà bagnarle di tanto in tanto col sugo, sono pesci molto delicati che non amano essere toccati troppo.
Al termine, decorare con una spolverata di prezzemolo.
Servire con abbondante pane fresco perchè il sugo sarà irresistibile e la scarpetta un obbligo!


Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
Info su come partecipare qui, pagina FB con tutte le ricette pubblicate qui.

26 settembre 2018

World Bread Day - Giornata Mondiale del Pane 2018



Il pane fatto in casa ha un buon sapore ed è probabilmente il miglior cibo al mondo! Non c'è niente di meglio, infatti, dell'odore del pane appena sfornato in cucina! Lo pensate anche voi? Ecco, se condividete questo principio, Zorra ci invita anche quest'anno il 16 ottobre a partecipare al World Bread Day 2018, la Giornata Mondiale del Pane.
Dal 2006, per la tredicesima volta (!!), siamo chiamate a preparare un pane in questo giorno speciale. Ogni anno centinaia di blogger da ogni dove seguono questo invito; speriamo che la grande ola panificatrice si alzi anche quest'anno. L'organizzazione del World Bread Day è un lavoro impegnativo per Zorra, ma le piace ancora tanto ed è sempre molto entusiasta e curiosa di vedere le creazioni di tutti gli appassionati panificatori sparsi in ogni continente.

Il vero pane ha bisogno solo di lievito, farina, acqua e sale. Non sono necessari potenziatori artificiali, come usano le panetterie commerciali. Il World Bread Day è l'occasione per mostrare al mondo quanto sia facile e divertente sfornare un pane casalingo!
Mancano idee su che pane preparare per questo giorno speciale? Potrebbe essere un semplice pane bianco, o con lievito madre, o ancora una saporita pagnotta piena di cereali, semi o verdure; o magari piccoli panini o una pagnotta speziata per brindare nel fine settimana. La scelta è vasta e assolutamente libera. Per trovare ancora più ispirazione, si possono consultare i World Bread Roundups (l'archivio delle raccolte) degli anni passati sul blog di Zorra o su Pinterest, sono sempre un valido aiuto.
In bocca al lupo, anzi, al forno! Zorra è impaziente di vedere le meraviglie che saremo capaci di sfornare per lei!

Si prega di leggere e seguire attentamente le istruzioni di seguito. E' obbligatorio compilare il modulo di partecipazione (sarà online dal 14 ottobre) e aggiungere il link all'invito ufficiale di Zorra; mancasse anche solo una di queste voci, il proprio pane non comparirà nella raccolta finale. Grazie per la vostra comprensione.

Come partecipare?

  • Preparare un pane, scattare una foto e pubblicare la ricetta martedì 16 ottobre 2018. Non prima e non dopo questa data e solo una preparazione per blog, per favore.
  • La ricetta deve essere un nuovo post appositamente scritto per questo evento e non può essere inserito in altri eventi/contest.
  • E' obbligatorio il link nel post all'annuncio ufficiale di Zorra.
  • E' obbligatorio compilare il modulo di partecipazione (sarà online dal 14 ottobre) per avere la ricetta aggiunta nella raccolta finale.
  • I moduli di adesione saranno accettati solo fino al 17 ottobre.
  • Il post può essere scritto in qualsiasi lingua, purchè nel blog sia indicato un traduttore (ad esempio, Google translate).
  • La raccolta finale sarà pubblicata da Zorra a fine ottobre.
  • Utilizzare #wbd2018 #worldbreadday #worldbreadday2018 sui social media; taggare @zorrakochtopf su Instagram e @kochtopf su Facebook, in modo che Zorra sia agevolata nel rintracciare le partecipazioni.

Potete voi stessi pubblicizzare l’evento sul vostro blog 
copiando e incollando questo annuncio e il logo dell’evento.

Per il logo aggiungete il codice seguente: 


World Bread Day, October 16, 2018





Per qualsiasi domanda o suggerimento non esitate a contattare Zorra 
 scrivendo una mail a kochtopf(at)gmail.com. 
Potete seguire il World Bread Day anche su Facebook.

25 settembre 2018

Il Cestino del Pane per MTC-S-COOL#1


Settembre, si torna tutti a scuola, anche all'MTC :-)
Per 9 mesi andremo a lezione e ci sfideremo sui banchi della MTC-S-COOL.
Come prima lezione è stato scelto il Cestino del pane,
complemento immancabile di ogni nostro pasto:
un cestino completo, con 4 o 5 elementi diversi,
per accompagnare equilibratamente un menù a nostra scelta.

E' Autunno, la natura si prepara piano piano al lungo riposo invernale e ci regala le sfumature più accese e colorate di tutte le stagioni. Ogni singola foglia si trasforma, prima di cadere, omaggiandoci di gradazioni e variazioni infinite che dal verde si tramutano in giallo, oro, rosso, ruggine, bronzo, marrone: una varietà infinita che, avendo un giardino, posso ammirare giorno per giorno, quasi un regalo diverso che mi sorprende ogni mattina.
E dal mio giardino mi pace attingere per ornare la mia tavola. E se mi manca qualcosa, ho la fortuna di abitare in campagna: una breve camminata nei dintorni armata di cesoie e cestino potrà soddisfare al meglio la mia sete di ornamenti :-) Attenzione, però, non tutte le piante sono indicate ad essere utilizzate a contatto coi cibi perchè tossiche o addirittura velenose (come l'edera, per esempio, e il finto gelsomino (Rhyncospermum jasminoides).

cestino del pane



E così anche al Cestino del Pane piace addobbarsi per l'occasione e diventare un protagonista importante sulla tavola: sarà perfetto anche come decorazione centrale, e poco importa se mani affamate lo denuderanno in fretta, in cucina manterremo una buona scorta riparatrice :-)
Ho così cercato fra le mie inuumerevoli caccavelle quella più adatta: un tegame basso ovale in alluminio a due manici e l'ho foderato con foglie di Vite canadese (la mia è la varietà  Ampelopsis veitchii tricuspidata, per la caratteristica foglia a 3 punte), che inizia ora a cambiare colore e coi primi freddi virerà al rosso scuro piu intenso, una meraviglia! 
Il menù scelto a cui si abbina questo cestino dorato è un classico di Casa Cortella: siamo una famiglia numerosa e siamo abituati ai gandi numeri. Ogni occasione è buona per invitare gli amici, i figli, gli amici dei figli e riunirli intorno al nostro grande tavolo.


mr. turkey-guest star


E ogni pretesto è valido per proporre il nostro amato e sempre gradito Signor Tacchino, che ogni volta riesce a sorprenderci e a farci dire: questo è buonissimo, meglio di quello prima! :-))
E' lui il grande protagonista dei nostri convivi, la guest star sempre tanto acclamata e desiderata. A contorno, cose semplici e familiari, per non disturbare la sete di protagonismo di Mr. Turkey :-)
Non mancherà un altro abituè per aprire le danze: chiaro e fresco Aperol Spritz come se piovesse, accompagnato da praline di uva al formaggio e frutta secca (o semi) e involtini di prugne e pancetta. Certo, ci sarà anche un pezzetto di Parmigiano a farsi torturare a suon di pizzichi e briciolone. Passatelli in brodo prepareranno lo stomachino che non vuole appesantirsi, ma vivaci Tortelli di zucca al burro e salvia allieteranno i più affamati e golosi. Poi tocca finalmente a lui, al nostro insuperabile (scusate la modestia) Mr. Turkey, primo attore di così tanti ritrovi, feste, compleanni, onomastici (tra poco è S. Martino e ne abbiamo 2 in casa :-), che ancora domina il palcoscenico culinario senza ritegno o vergogna alcuna! (e pare non abbia nessuna intenzione di abdicare a più novelle specialità gastronomiche). Non avrebbe bisogno alcuno di accompagnamento, generoso porta in grembo un ripieno di frutta speziata a contrasto con le sue dolci carni. Ma noi siamo ingordi e mai sazi e una teglia di Verdure arrostite al miele (con quanto offre la stagione: zucca, scalogni, finocchi, patate, cavolfiori) gliela mettiamo sempre vicina.
E al dolce si manifesta tutta la nostra anima vintage, offrendo ai commensali il classico Crème Caramel della nonna Lilli, con cui mai si sbaglia e si accontenta tutti. E poi, con quel suo bel pantone dorato, chiude armonicamente il nostro menù autunnale, dai colori caldi e avvolgenti, dai sapori di casa e di famiglia, dai profumi gagliardi, leggermente speziati ma mai troppo forti o fastidiosi.


cestino del pane


Ho seguito le ricette consegnate cercando di cambiare farina per ogni preparazione, prediligendo quelle più rustiche e integre, per avere più carattere e gusto in ogni preparazione. La zucca nella focaccia insaporisce e dona un bel colore dorato, i semi così diversi nei crackers li rendono più appetitosi, il pizzico di spezie dorate nei grissini offrono un piacere gustativo vivace ai più curiosi, i panini morbidi accontentano i più piccoli, i biove naturali equilibrano tutto l'insieme.







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